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Lotto 27 - Asta 32

URBINO, bottega di Guido Durantino; 1535-40.Piatto a larga tesa defluente ed ampio cavetto.

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Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

Piatto a larga tesa defluente ed ampio cavetto. Maiolica dipinta in policromia: nel recto istoriato, Teseo, Ippolito e Fedra; verso, anepigrafo.
Ø cm. 27; tesa cm. 6.
Cond.: ottime; nel verso qualche ritiro di smalto in cottura. URBINO, bottega di Guido Durantino; 1535-40.
La storia mitologica si svolge in un paesaggio fuori dal palazzo reale, di cui s’intravvede sulla destra parte di un portico sostenuto da colonna curatissima che termina con rosetta; all’interno appare una bella finestra con timpano. Al centro Fedra, bellissima moglie di Teseo, corre nel prato verso il marito inquadrato di spalle che brandisce una spada. Dietro, su un paesaggio marino, Ippolito, figlio di Teseo, accusato ingiustamente dalla matrigna di averle usato violenza, fugge su un cocchio, andando incontro ad un triste destino. Infatti, racconta il mito, Poseidone, spinto dall’ira di Teseo, farà cadere e morire in mare Ippolito; per intervento della commossa Artemide, verrà poi risuscitato, rinnovando così l’eterno il ciclo della vita. Da lontano il paesaggio urbano, ricco e vario, con tonalità più iscurite, quasi si nasconde nello slancio del bianco cavallo di Ippolito. Il mito è narrato da Ovidio nel libro XV delle Metamorfosi, unendo i sentimenti della passione d’amore, della menzogna e dell’ira crudele, propria dell’animo umano, alla commossa pietà del divino. Il mito piacque molto nel Rinascimento e fu rappresentato nelle varie edizioni delle Metamorfosi, fin da quella veneziana con vignette del 1522. Una versione attribuita a Faenza, nella bottega Manara, appare ancora legata ai rigidi stilemi xilografici (Gentilini - Ravanelli Guidotti 1989, n. 52; Ravanelli Guidotti 1996, n. 19), mentre nel piatto in esame una maturità di disegno e di pittura mostra tutto il cammino stilistico compiuto in Urbino, su stimolo della grande pittura di Raffaello. La vivace e ricca cromia, l’impaginazione complessa della storia, la bellezza e la precisione della pittura, l’atteggiamento dei due personaggi in primo piano, colti nell’attimo del movimento, sono tutti elementi che portano l’attribuzione di questo straordinario piatto all’ambito della bottega tenuta in Urbino da Guido Fontana, chiamato il Durantino, dalla patria di provenienza, al quale si debbono i migliori servizi dipinti, come il Duprat, e il Montmorency, firmati e datati al 1535 (Mallet 1987, passim; Gardelli 1999, n. 106).

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