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Lotto 38 - Asta 32

FAENZA, Pittore nella bottega di Baldassarre Manara; 1540. Larga coppa a bordi rialzati su piede sagomato.
Aggiudicazione:
15.000,00 EUR
Numero offerte:
1

Offerte

Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

Larga coppa a bordi rialzati su piede sagomato. Maiolica dipinta in policromia. Recto: “Battaglia”; in uno scudo, 1540; verso: “calza” in blu, bianco e giallo di due toni.
Ø cm. 25; h. cm.6.
Cond.: buone; integrazione nel bordo a sinistra. FAENZA, Pittore nella bottega di Baldassarre Manara; 1540.
Straordinaria pittura su maiolica riproducente una movimentata “Battaglia di ignudi” entro paesaggio scandito al centro da un albero, che bilancia tutta la composizione. Le figure maschili, in numero di dieci fra combattenti e morti, sono nude ed insieme a tre cavalli formano un incredibile viluppo d’uomini e animali. Domina la scena al centro lo slancio del cavallo di un fantastico colore azzurro, che richiama la fantasiosa cromia nelle tre tavolette di Paolo Uccello, con la “Battaglia di San Romano”, già a Firenze, in Palazzo Medici. E’ proprio una di queste, e precisamente quella ora al Louvre, che è alla base della storia descritta nella maiolica. E’ il momento dell’arrivo provvidenziale a risolvere la battaglia a favore dei Firenze, di Micheletto Attendolo di Cotignola, cugino del più famoso condottiero Muzio, padre di Francesco Attendolo Sforza, poi duca di Milano. L’episodio, avvenuto il 1 giugno1432, diventato subito famosissimo, tanto da eternarsi nel dipinto di Paolo Uccello, aveva coinvolto un capitano di ventura originario di una località non lontano da Faenza, Cotignola, per cui ebbe un impatto fortissimo in Romagna. Ebbene nella figura centrale si individua il Micheletto della tavoletta di Paolo Uccello, pittore qui ricordato anche nella surreale cromia azzurra del cavallo al centro della composizione, dove il bianco della luce, che ne colpisce la testa, trapassa dolcemente nell’azzurro intenso del corpo. Il maiolicaro dimostra una cultura artistica assai vasta ed articolata. Il primo combattente a destra con il corpo in una estrema tensione è memore diretto di un ignudo di Leonardo per la battaglia di Anghiari, mentre il secondo a sinistra di spalle richiama con evidenza un soldato della battaglia di Cascina di Michelangelo, opere entrambe che allora si potevano agevolmente consultare nei cartoni con i disegni in Firenze. La conoscenza diretta della “Battaglia di Cascina” di Michelangelo, si rivela anche nella seconda figura a sinistra di un’incredibile torsione ed altrettanto forte è quella del secondo soldato a destra, anch’esso memore del cartone michelangiolesco. Il pittore sa proporre anche proprie capacità inventive: osservando il prato in basso si nota una testa mozza in una rosa di sangue di incredibile finezza, staccata dal corpo atterrato a sinistra ma sono i ciottoli del prato che intrigano e che per l’spetto quasi spugnoso, ricordano quelli verrocchieschi in “Tobiolo e l’Angelo” del 1475 ca. Se si ruota la coppa, i sassi si trasformano in volti sconvolti; è la medesima terribilità dei visi atterrati che si nota nella “Battaglia con cavallo recalcitrante” di Giulio Romano, incisa da Marco Dente. Per l’individuazione della bottega che ha eseguito questa straordinaria opera, ci aiutano molti riferimenti: la scritta nell’armatura a terra, dipinta quasi sotto la pancia del cavallo in impressionante realismo, presenta la lettera “M” maiuscola che accompagna i numeri 540, quindi il dipinto reca una data alla metà del secolo sedicesimo. La capacità di impaginare una storia così movimentata, in una peculiare cromia disegnativa, trova confronti in tanta parte della produzione della bottega faentina di Baldassarre Manara, maiolicaro documentato in un arco di tempo fra il 1526 e il 1546. In quasi tutte le sue pitture su maiolica, il tappeto erboso presenta lo stesso ductus, soprattutto nei ciottoli antropomorfi delle figurazioni en plein air; fra gli altri, si veda il piatto firmato con “Scena di Battaglia” al Victoria & Albert Museum di Londra di grande drammaticità (Ravanelli Guidotti 1996, n. 27). Poche in verità sono le maioliche con scene di battaglia uscite dalla sua bottega, dove operavano vari pittori; la presente coppa evidenzia infatti sia la mano del maestro sia quella di altri collaboratori, come avveniva spesso nelle botteghe importanti del tempo (Grigioni 1932). Accanto a particolari propri del maestro, come lo scudo in ovale allungato, qui, come nella coppa con “Orazio Coclite”, del Museo Capodimonte (Ravanelli Guidotti 1996, n.26) si notano invece stilemi di mano meno esperta, ma l’impaginato, la cromia particolarissima, dove predominano i verdi e gli azzurri in varie sfumature, la rappresentazione del tumulto nelle battaglie, i visi dal profilo delicato dei protagonisti, tutto conduce a Faenza ed all’entourage di Baldassarre Manara, figulo faentino.

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