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Lotto 139 - Asta 39

Paolo Antonio Barbieri (Cento, 1603 - Bologna, 1649) Natura morta di cucina

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Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

Paolo Antonio Barbieri (Cento, 1603 - Bologna, 1649)

Natura morta di cucina
olio su tela, cm 60x105. Con cornice antica
L’attribuzione a Paolo Antonio Barbieri è stata confermata indipendentemente da Sir Denis Mahon e dalla D.ssa Francesca Baldassari a seguito della visione diretta dell’opera.

La memoria e il moderno recupero critico dell’attività pittorica di Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino, si deve alla Felsina pittrice di Carlo Cesare Malvasia (Bologna 1678), la principale fonte storiografica della pittura emiliana del XVII secolo, dove egli è ricordato come eccellente specialista di nature morte (“Non avea paragone… nella pittura rappresentante frutti, fiori e animali”). A lungo considerato primariamente come il curatore del Libro dei conti della bottega diretta dal fratello, Paolo Antonio Barbieri ha progressivamente assunto una riconoscibile e notevole fisionomia artistica, a partire dall’identificazione della celebre Spezieria eseguita nel 1637, oggi nella Pinacoteca Comunale di Spoleto, che lo situa fra i maggiori pittori di natura morta emiliani del Seicento. Nel Libro dei conti, del resto, risultano annotate un gran numero di nature morte di sua mano (assai ben retribuite), ben nove delle quali imperniate, come la nostra, sulla raffigurazione di pesci.
In questo bell’esempio dell’arte del Barbieri riconosciamo il suo peculiare realismo di registro umile, strettamente desunto dalla diretta osservazione del vero, e la sua tendenza ad accumulare gli oggetti sul ripiano di un tavolo in modo apparentemente privo di una logica correlazione tematica o strutturale, eppure secondo un respiro compositivo autenticamente monumentale. Anche qui possiamo percepire la trama di riferimenti che abitualmente accompagna le opere del Barbieri, dalla natura morta romana post-caravaggesca a quella lombarda di inizio Seicento, dalle sporadiche puntate nel genere compiute dall’Empoli sino ai coevi bodegones spagnoli e fiamminghi. A conferma del riferimento al Barbieri del nostro esemplare, a suo tempo già autorevolmente sostenuto da Sir Denis Mahon e Francesca Baldassari (come conferma Jadranka Bentini, Faenza 2009, pp. 148, nell’ampia scheda riservata al dipinto) si possono chiamare in causa opere quali la Natura morta con cestino di castagne dell’Art Institute of Chicago, quella raffigurante Mele, cipolle, agli , zucche e rami, della Pinacoteca Comunale di Ravenna, e infine Agli, cipolle, pere e castagne del Museo Ponce a Puerto Rico.

L’opera è corredata di Attestato di Libera Circolazione (Export Licence).

Bibliografia specifica:
J. Bentini, scheda in Il bello dei butti. Rifiuti e ricerca archeologica a Faenza tra Medioevo e età moderna, a cura di C. Guarnieri, cat. della mostra, Faenza 2009, “Quaderno di archeologia dell’Emilia Romagna”, 24, Firenze 2009, pp. 147-148.

Provenienza:
Bologna, collezione privata.




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