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Lotto 43 - Asta 46

Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano (Borgo a Buggiano, 1412 - Firenze, 1462) e bottega di Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino ? (Settignano ?, 1409 ca. - Firenze 1464)
Vaso decorativo a urna con fregio allegorico di putti e tralci di vite
Aggiudicazione:
20.000,00 EUR
Numero offerte:
1

Offerte

Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano (Borgo a Buggiano, 1412 - Firenze, 1462) e bottega di Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino ? (Settignano ?, 1409 ca. - Firenze 1464)

Vaso decorativo a urna con fregio allegorico di putti e tralci di vite
Marmo, cm 52x42x38
Questo vaso di derivazione archeologica testimonia magnificamente il gusto dei colti committenti che nel Quattrocento amavano circondarsi di arredi e suppellettili che ricreassero il mondo degli antichi.
Anche i temi scelti per la decorazione di tali manufatti erano indissolubilmente legati alla tradizione letteraria che invocava un ritorno alla natura e alla sua perfezione per risvegliare quel principio di bellezza come equilibrio ed armonia, razionalità e perfezione di proporzioni.
L’arte del Quattrocento pertanto si basò su un nuovo modo di rappresentare lo spazio recuperando tutta la tradizione fondata sui miti pagani tentando di conciliarla con i presupposti della dottrina cristiana.
Ciò si riscontra nella decorazione di questo vaso ansato, dalla forma globulare simile ad un’urna cineraria, che si innesta su un unico piede scandito da baccellature e presenta una fascia nella parte sommitale profilata a ovoli e dardi. Il vaso è decorato da quattro putti a bassorilievo, variamente atteggiati, davanti ad una sorta di pergola con foglie di vite. Il primo brandisce una fiaccola riversa, un altro trasporta un agnello sulle spalle, un terzo fanciullo due ceste di vimini mentre il quarto putto regge in mano una cetra capovolta.
Il tema sembra essere una commistione su più livelli di tendenze desunte dalla cultura umanistica che declina motivi della tradizione pagana bacchica - il vendemmiatore - con temi dedotti dal repertorio funerario - il putto con la face rivolta in basso. Accanto a questi traspaiono anche simboli cristologici – il fanciullo moskophoros – ed eucaristici – i tralci d’uva.
Il soggetto così criptico denuncia la sofisticata cultura del committente partecipe delle speculazioni di Marsilio Ficino e del neoplatonismo, cosi in voga nel secondo Quattrocento.
Inoltre, è possibile immaginare la funzione e la destinazione originaria di questo manufatto che poteva trovare posto molto probabilmente in una dimora signorile, forse in un giardino, così come descritto in diversi inventari dell’epoca.
Gli studiosi attribuiscono il manufatto ad Andrea Cavalcanti detto il Buggiano, artista della cerchia medicea, che potrebbe averla realizzata in collaborazione con la bottega dei fratelli Rossellino, come suggeriscono l’ornato e la tipologia del vaso simili nell’Acquasantiera della Sagrestia Vecchia ricondotta alla produzione di questi ultimi.
Figlio adottivo di Filippo Brunelleschi, Andrea Cavalcanti, detto il Buggiano, fu istruito e introdotto nel mondo artistico fiorentino proprio dal suo padre adottivo col quale collaborò in più occasioni. La maggior parte del suo lavoro consisteva in rilievi ed arredi per chiese, come altari, pulpiti, tabernacoli e lavabi tra i quali è opportuno segnalare le due perdute acquasantiere della villa di Careggi. Lo scultore lavorò anche nel celeberrimo cantiere mediceo della Sagrestia Vecchia e collaborò con la bottega di Bernardo Rossellino come è documentato nel Monumento Bruni in Santa Croce a Firenze del 1450.
Giancarlo Gentilini riconosce, inoltre, nelle fisionomie paffute e nell’anatomia corpulenta dei putti i modi peculiari del Buggiano mentre vede nel fanciullo con la fiaccola la maniera dei Rossellino, inducendo ad ipotizzare un intervento di Giovanni, personalità meno nota rispetto ai fratelli Bernardo ed Antonio accostando il pitto alle figure angeliche del Monumento a Filippo Lazzeri in S. Domenico a Pistoia realizzato tra il 1462 e il 1468.

Per la sua importanza storico-artistica il dipinto è sottoposto a notifica da parte dello Stato Italiano.

Bibliografia
G. Gentilini, F. Ortenzi, Vetera e Nova, a cura di M. Vezzosi, Firenze 2005, pp. 40-59, n. 2;
F. Bacci, Acquasantiere, fonti battesimali e lavabi. Per una storia dell'arredo lapideo nella Firenze del Quattrocento, tesi di dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Firenze, a.a. 2015/2016, p. 30.



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