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Lotto 158 - Asta 84

GIUSEPPE CESARI, DETTO IL CAVALIER D'ARPINO (Arpino, 1568 - Roma, 1640), ATTRIBUITO Flagellazione di Cristo

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Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

GIUSEPPE CESARI, DETTO IL CAVALIER D'ARPINO (Arpino, 1568 - Roma, 1640), ATTRIBUITO

Flagellazione di Cristo
Olio su tela, cm. 117x97. Con cornice
Il dipinto è accompagnato da una scheda critica della Dott.ssa Guendalina Serafinelli che riferisce l'opera alla mano di Giuseppe Cesari detto Il Cavalier d'Arpino fissandone l'esecuzione al 1593.

La tela qui in oggetto presenta una chiara connessione con una celebre incisione di Jan Sadeler, in tutto simile dal punto di vista compositivo. Il lungo cartiglio posto alla base dell'incisione presenta al centro lo stemma del cardinale Giulio Antonio Santori accompagnato da un'iscrizione che recita: "ARPINAS PICTOR QUOD DICAT ARTIS OPUS / 1593". Il contenuto dell'iscrizione viene confermato da Giovanni Baglione nelle sue "Vite de' Pittori, Scultori et Architetti", quando nella biografia dedicata al Sadeler segnala fra le opere di quest'ultimo "il Christo flagellato alla colonna del Cavalier D'Arpino". Al Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre è inoltre conservato un disegno che costituisce chiaramente uno studio preparatorio per lo scherano posto alla sinistra di Cristo nella nostra tela. Analogie nell'impianto compositivo sono rilevabili anche con un disegno del Cavalier d'Arpino, sempre raffigurante il Cristo alla colonna, oggi presso il Courtauld Institute di Londra.Come rileva opportunamente Guendalina Serafinelli nello studio critico che accompagna il dipinto, l'Arpino rimedita qui due testi chiavi della pittura romana del Cinquecento, la Flagellazione di Cristo eseguita da Sebastiano del Piombo su disegno di Michelangelo nella cappella Borgherini a San Pietro in Montorio e quella dipinta da Federico Zuccari per l'Oratorio del Gonfalone nel 1573. Nell'ultimo decennio del XVI secolo, epoca in cui il dipinto fu eseguito, Giuseppe Cesari e suo fratello Bernardino vivevano presso l'abitazione del Cardinale Santori, il quale commissionò loro due affreschi nella chiesa dio Sant'Atanasio dei Greci: ciò che spiega la dedica al cardinale dell'incisione del Sadeler e del dipinto da cui essa è tratta.

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