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Lotto 114 - Asta 88

ANTONIETTA RAPHAËL MAFAI
Kovno, 1895 - Roma, 1975
Tirannicida, 1942
Aggiudicazione:
20.000,00 EUR
Numero offerte:
1

Offerte

Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

ANTONIETTA RAPHAËL MAFAI
Kovno, 1895 - Roma, 1975

Tirannicida, 1942
Scultura in bronzo, 74 x 40 x 30 cm
N° esemplare sulla base: 2/5
Di questa scultura si conosce il bozzetto in gesso (cfr. D’Amico, Milano, 1985, n° 23)

PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Antonietta Raphaël. Opere dal 1933 al 1974”, a cura di G. Appella, F. D’Amico, N. Vespignani, Edizioni della Cometa, Roma, 2003, p. 45;
“Sotto le stelle del'44, storia e cultura dalla guerra alla Liberazione”, Palazzo delle Esposizioni, 16 dicembre 1994 - 28 febbraio 1995, Zefiro, Roma, 1994, p. 108;
“Antonietta Raphaël. Sculture e disegni”, a cura di F. D’Amico, 30 maggio - 14 luglio 1989, Galleria Carlo Virgilio, Roma, Tav. 5.

BIOGRAFIA: Dopo la morte del padre Simon, rabbino, si trasferisce con la madre dalla nativa Lituania a Londra. Qui frequenta il British Museum, conosce (forse) Zadkine ed Epstein, ma soprattutto studia musica. Si diploma in pianoforte alla Royal Academy e apre una scuola di solfeggio nell'East End.
Dopo la morte della madre, nel 1919, trascorre un periodo a Parigi e, nel 1924, giunge a Roma. Nel 1925 frequenta i corsi all'Accademia di Belle Arti e inizia a dipingere; si unisce a Mario Mafai, da cui avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930). Nel 1926, con Mafai, si trasferisce nella casa-studio di via Cavour, frequentata anche da Scipione e Mazzacurati.
Esordisce nel 1929 alla I Sindacale del Lazio, ed è segnalata da Roberto Longhi. Nello stesso anno è presente con diciotto dipinti in una collettiva di otto artiste alla Camerata degli Artisti; la critica (C. Pavolini, A. Francini) rileva il "sapore prettamente russo" della sua pittura, tendente all'arabesco "di gusto arcaico e popolaresco", oltre che il respiro internazionale e la portata innovatrice. Nonostante l’apprezzamento della critica, la Raphaël non avrà nel corso degli ventennio molte occasioni espositive, forse per un eccesso di originalità e di "esotismo".
Nel 1930 parte con Mafai alla volta di Parigi, dove comincia a maturare la sua vocazione per la scultura. Fra il 1931 e il '32 prosegue, sola, per Londra, dove prende uno studio ed è in contatto con lo scultore Jacob Epstein. Nel 1932 torna a Parigi, dove rimane sino alla fine del '33.
Stabilitasi definitivamente a Roma, si dedica intensamente alla scultura. Inizia a lavorare alla Fuga da Sodoma, che riprenderà alcuni anni più tardi durante il soggiorno genovese.Lavora per circa un anno nello studio dell'amico scultore Ettore Colla. Tra il 1936 e il ‘38 espone alle Sindacali Il lavoro plastico della Raphael si è svolto, sino a questo momento, in grande concentrazione e solitudine; "Miriam che dorme" e" Simona col pettine" risalgono a questi anni, e in esse si può verificare l'estraneità della Raphaël dalla scultura italiana del tempo. In questa fase i suoi riferimenti sono piuttosto Maillol e la plastica francese , da Bourdelle a Despiau. In seguito alle sanzioni antisemite, decide di rifugiarsi con il marito e le figlie a Genova, sotto la protezione di Emilio Jesi e Alberto Della Ragione. Dopo un nuovo soggiorno romano nel 1943-45, ritorna a Genova con la figlia Giulia, dedicandosi prevalentemente alla scultura. Rimane nel capoluogo ligure fino al 1952, in una pesante situazione di isolamento e di angustie economiche. Solo nel 1948, con la partecipazione alla Biennale di Venezia (cui sarà presente fino al 1954) la sua opera riceve qualche sia pur limitato apprezzamento.
Bisogna attendere il 1952 perché la sua opera ottenga i primi importanti riconoscimenti. In quell'anno vince infatti un premio alla VI Quadriennale (dove sarà regolarmente presente in seguito) e allestisce un'importante antologica alla Galleria dello Zodiaco di Roma. Nel 1956 compie un viaggio in Cina, espone a Pechino con Sassu, Turcato, Fabbri, Tettamanti, Zancanaro, e in collettive in Europa, Asia e America. All'VIII Quadriennale del 1959-60, nella mostra "La scuola romana dal 1930 al 1945", vengono esposte diverse sue opere che la confermano tra i protagonisti dell'arte italiana fra le due guerre. Nella seconda metà degli anni Sessanta si dedica sempre più intensamente alla scultura, realizzando fra l'altro la fusione in bronzo delle sue opere più impegnative.

BIBLIOGRAFIA: V.Martinelli, Antonietta Raphaël, Roma 1960; Raphael,catalogo della mostra a cura di A.Menzio, Ivrea 1960; Raphael, scultura lingua viva, catalogo della mostra a cura di M.Fagiolo, E.Coen, Roma 1978; ; Antonietta Raphael sculture, catalogo della mostra a cura di F.D'Amico; Gardens and ghettos. The Art of Jewish Life in Italy, catalogo della mostra a cura di V.MannT, New York 1989; Arte italiana, presenze 1900-1945, catalogo della mostra a cura di P. Hulten, G. Celant, Venezia 1989; Antonietta Raphaël, catalogo della mostra a cura di F. D’Amico, Modena 1991; F. D’Amico, Antonietta Raphaël, in Nove Maestri della scuola Romana, Torino 1992; I Mafai - Vite parallele,catalogo della mostra a cura di M.Fagiolo, regesto biografico di F.R. Morelli, ,Antonietta Raphael sculptures and painting 1933-1968, cat. mostra, Paolo Baldacci Gallery, New York 1995.

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