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Lotto 65 - Asta 32

NAPOLI, manifattura locale su modello vanvitelliano; Berardino Gentili, pittore della figurazione istoriata; ... Leggi tutto

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Asta chiusa

Descrizione

Mosaico pavimentale formato da mattonelle quadrate in terracotta maiolicata. Biscotto appena rosato con superficie schiarita; argilla dura e compatta ma con qualche presenza di vuoti da calcinelli. Maiolica di notevole spessore e ottima qualità, di colore bianco-grigio, dipinta in policromia a tinte leggermente smorzate: violetto di manganese chiaro e scuro, verde-oliva, giallo chiaro e scuro, azzurro-cilestrino. Verso: nudo con superficie schiarita; ogni piastrella presenta una numerazione coeva a settori a pennello nero; al di sopra una moderna progressiva è tracciata in bianco; presenza di scolature e gocce di maiolica bianca
Dimensioni: mattonelle quadrate, in numero di 1298, lato di cm.21,5 ; . Dimensioni attuali del mosaico: rettangolo di m.11,85 x 5,30; superficie coperta mq.62,50.
Cond: ottime. TL. Bari, Centro studi di Radioattività e Radioecologia, prot. n. 112CSRR/94, del 20/01/1994: 1747 – 1757 Bibl.: Gardelli 1994, pp.26 – 31. NAPOLI, manifattura locale su modello vanvitelliano; Berardino Gentili, pittore della figurazione istoriata; decoratori anonimi di bottega; sec. XVIII, quinto-sesto decennio.
La figurazione mosaicale si dispiega in un grande rettangolo, che presenta un largo bordo scandito a sua volta da rettangoli e quadrati dipinti, orlati all'esterno da una piccola fascia “a marmorizzazione" verde, mancante nei lati corti. All'interno, in monocromo di manganese sul bianco leggermente iscurito, sopra e sotto l’emblema istoriato, appare un vaso dalla forma complessa, adorno di nastro trattenuto da tre mascheroncini, in tipologia classica, quale si amava riprodurre anche nella porcellana alla Pompadour, a Sèvres nel Settecento. Lo attornia una meravigliosa e leggiadra cornice a ricci in volute fitomorfe. Al centro 1'"emblema", raffigurato in un ottagono irregolare, è inserito a sua volta in un rettangolo orlato dal fregio in manganese, scandito da rettangoli e quadrati dipinti, simile al bordo. La "mostra istoriata" ha una orlatura a perlinatura e ovoli di gusto classico e rinascimentale, ma ripreso anche dallo stile neoclassico, dipinta in giallo oro. Al centro in verde- oliva, giallo-oro con sopratocchi, e azzurro-chiaro tendente al cilestrino è riprodotta la scena biblica di "Susanna al bagno e i vecchioni". La superficie maiolicata non presentando tracce d'usura conseguenti ad un calpestio, suggerisce che il mosaico fosse destinato ad una grande vasca da giardino, quali erano di moda negli immensi parchi delle ville settecentesche. Lo si deduca anche dalla figura stessa di Susanna che, vestita, mette solo un piede in bagno in una vasca. La scena avviene in un giardino en plein air; a destra s'intravvede una costruzione, ed a sinistra la fontana con giochi d'acqua che escono in quattro zampilli. E' importante rilevare che proprio quattro mattonelle, a due a due sopra e sotto l'emblema centrale, sono in legno; segno che esse mancavano, proprio per fare fuoriuscire l'acqua attraverso i condotti. La colorazione di fondo della maiolica non è l'assoluto bianco stannifero, bensì presenta un leggero iscurimento, creato appositamente per spegnere i riflessi troppo forti del sole che sull'acqua sarebbero stati violenti, in modo da rendere più piacevole la sosta e il riposo presso la vasca. Stabilito l'utilizzo del mosaico, che del resto si rifà ai grandi modelli classici delle fontane romane mosaicate, rileviamo che l'impianto decorativo generale presuppone una specifica progettazione di un architetto, esperto ed aggiornato sui modelli classici, sia dell'antichità che del Rinascimento; traspare infatti da tutto l'impianto compositivo un razionalismo elegantissimo, quale solo il Settecento poteva offrire nel clima culturale dell’Illuminismo. Il motivo a treccia puntinata, che sa creare effetto di rilievo, fa parte del patrimonio mediterraneo antico e percorre tutta la romanità. Portato nella Spagna moresca, è uno dei motivi conduttori della maiolica spagnola del Rinascimento, particolarmente ripreso dalla ceramica catalana del Sei e Settecento fino agli inizi dell'Ottocento. Per citare alcuni esempi, proprio di decorazioni murali e pavimentali maiolicati, ricordiamo le pareti del Monastero di Pedralbes a Barcellona degli inizi del '600, o i grandi pannelli con figure di Santi ora al Museo di Barcellona già del Settecento (Batllori 1949, passim). Il motivo decorativo più particolare e insolito è quello inserito fra le fasce a treccia; esso compare molto spesso nella maiolica catalana per incorniciare scene di genere o di carattere religioso. Citiamo lo splendido pannello con cavalieri, col medesimo motivo a doppie volute con rosette da Badalona (Barcellona) del primo Seicento o l'incorniciatura di una parete maiolicata di una casa privata sempre in Catalogna, già del Settecento (Batllori p.14, Lámina II, e p. 71) . Il fregio monocromo in manganese che corre lungo il bordo del rettangolo centrale è un motivo nato a Parigi presso gli ebanisti e i bronzisti legati alla corte; in varie forme e combinazioni migra ben presto e lo si trova in tutta Europa fino agli inizi dell'Ottocento; le rosette e le perlinature fanno parte del repertorio decorativo classico. Per trovare la manifattura che ha eseguito questo capolavoro ceramico, occorre ricordare quanto sopra descritto. Appare chiaro che sono intervenute molte maestranze, guidate da un designer assai esperto ed aggiornato su modelli mitteleuropei per l’ideazione generale dell’opera. Ci sembra che la produzione delle mattonelle, per il tipo di argilla, per la misura stessa, per la maiolica e la tonalità della cromia, possa rientrare in una fabbrica napoletana del Settecento, datazione confermata dall’analisi alla termoluminescenza, 1747 – 1757. Rimane da individuare l’architetto che ha ideato e disegnato la struttura del pavimento, e soprattutto chi ha dipinto l’istoriato centrale. Infatti almeno due sono le mani pittoriche: una ha eseguito il dipinto, l’altra, più anonima, la decorazione. La stampa con la storia biblica di “Susanna al bagno” incisa da Annibale Carracci (1593/95), e nel Seicento replicata da Jean Mariette, fu senza dubbio alla base di tante figurazioni ceramiche, in particolare nelle manifatture di Castelli, città che apparteneva allo stato partenopeo (Gardelli 2012, p.26). A differenza del resto della decorazione l’emblema presenta una cromia più ricca ed accesa nel giallo, con interventi in verde e azzurro. Il viso di Susanna e tutto l’atteggiamento del corpo ricordano i moduli stilistici della bottega dei Gentili. Si confronta in particolare con gli stilemi di Berardino Gentili (1727 – 1813), quali appaiono nella figura femminile presente in un mattonella al Museo Capitolare di Atri, con “Gesù la Samaritana” della donazione Bindi (Cat. 1976, n. 48). Alla base di tutta la figurazione pavimentale vi è un disegno di gusto vanvitelliano, quale appare in opere dell’architetto Luigi Vanvitelli (1700- 1773), presente a Napoli dal 1751, chiamato, per la sua chiara fama, da Carlo di Borbone, per la costruzione della reggia di Caserta. Non si dimentichi lo stretto rapporto che i Borboni avevano con la Spagna ed anche molti aspetti iberici compaiono nell’opera dell’architetto. Un disegno in particolare che riguardava i giardini (poi non realizzati) richiamano moduli che si ritrovano nel pavimento. La datazione fornita dall’esame alla termoluminescenza, 1747- 1757 bene si adatta all’epoca vanvitellana a Napoli, dove non mancavano manifatture in grado di eseguire il complesso pavimentale (Donatone 1991, passim).
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