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Lotto 37 - Asta 46

Pittore napoletano, metà XVII secolo
Nudo maschile

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Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

Pittore napoletano, metà XVII secolo

Nudo maschile
Olio su tela, cm 70x98. Con cornice
La tela rappresenta un interessante “nudo da modello” la cui figura giacente occupa l’intero spazio del dipinto. È riverso in terra e la presenza di un lenzuolo bianco – forse un sudario – lascerebbe intendere che si tratti di uno studio preparatorio per un Cristo deposto.
Il dipinto è sicuramente ascrivibile al contesto del naturalismo meridionale di metà Seicento e a una cultura figurativa che vede nel Maestro dell’Annuncio ai pastori e nel Maestro di Fontanarosa significativi termini di paragone. Conseguenze evidenti di questa connessione con l’ambiente partenopeo si intravedono nell’analogo studio di Nudo disteso attribuito ad Antonio de Bellis (Napoli, coll. privata), il cui catalogo, pur se ancora povero di certezze, risulta permeato di quella maniera robusta ed intensa di lumi e ombre tipiche della temperie artistico-culturale dalla quale scaturisce anche la tela qui in esame.
Appare inoltre interessante il confronto con una sanguigna di Luigi Scaramuccia, una Figura distesa addormentata che il Bonola, autore del codice in cui è conservata (Santiago del Cile, Museo Nazionale di Belle Arti), associa alla cultura lanfranchiana che Scaramuccia ebbe modo di assimilare a Napoli intorno agli anni quaranta del XVII secolo. L’impasto e la pennellata sfrangiata del nostro dipinto ricordano anche lo stile dello stesso Lanfranco, quale si può riscontrare nei dipinti realizzati durante il suo soggiorno partenopeo a partire dal 1634.
Infine, la posa e il gioco della luce che mette in risalto alcuni dettagli anatomici, rappresentati in termini di sensibilità naturalistica, si riscontrano in maniera pressoché inequivocabile nel Sacrificio di Isacco di Mattia Preti (Bologna, Pinacoteca Nazionale), che si trasferì nel 1653 a Napoli dove, tra il 1657 e il 1659, affrescò le porte cittadine. Due Bozzetti per la peste (Napoli, Gallerie di Capodimonte) ricordano questa importante commissione, in cui si nota la raffigurazione di corpi nudi riversi per terra, vittime della peste che colpì il popolo partenopeo nel 1656, un dettaglio iconografico piuttosto ricorrente nella produzione del maestro, a cui questo dipinto sembra dover essere avvicinato.

Bibliografia:
M. Utili, Mattia Preti tra Roma, Napoli e Malta, Napoli 1999;
G. Bora, I disegni del Codice Bonola del Museo Nazionale di Belle Arti di Santiago del Cile, Roma 2008, p. 134, fig. 57.



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